Pastorale Giovanile Brindisi Montagna (PZ)


Cosa Accade in Parrocchia



In attesa della Pasqua...


Quarantore - La Preghiera del Padre Nostro

Una riflessione sulla Preghiera che il nostro Signore ci ha insegnato!
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Scarica e leggi la "Presentazione di Vincenzo Agatiello" 
nel giorno della sua ordinazione diaconale!

Presentazione di Vincenzo Agatiello (Tolve, 22 Febbraio 2011)
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Discorso pronunciato il 14/11/’10 al termine della Messa delle 18 dopo il conferimento da parte dell’Arcivescovo dell’immissione in possesso della Parrocchia San Nicola Vescovo

XXXIII Domenica 
del Tempo Ordinario 
– Anno C- 

(BM, 14.XI.’10)

«Molti sono i progetti nel cuore dell’uomo ma solo i disegni del Signore si compiono» (Pr 19,21).

A compimento di questa suggestiva ed emozionante liturgia il mio primo pensiero va a Dio, Signore del tempo e della storia che, nella sua infinita sapienza, dispone mirabilmente le circostanze, i tempi, gli incontri della nostra vita per volgerli verso il compimento del suo disegno di grazia e di benevolenza per ciascuno di noi. Nel fatto di essere stato inviato, in obbedienza alla santa Chiesa cattolica, qui a Brindisi, io riconosco oggi più che mai un passaggio cruciale del disegno di Dio su di me e dinanzi a questo disegno m’inchino con reverente e riconoscente stupore.

Ringraziato colui che move il sole e l’altre stelle, vorrei, poi, dal profondo del cuore, dire “grazie” anche a tutti voi, al nostro Arcivescovo, al nostro Arcivescovo emerito, al rev. Cancelliere Arcivescovile, ai miei genitori e a mio fratello, ai sacerdoti qui presenti (specialmente ai confratelli di forania don Tonino, don Alessandro e don Francesco), alle persone provenienti da altre Parrocchie della Diocesi (un particolare saluto ai calvellesi e a don Pasquale) ed anche da ben più lontano.

Vorrei, inoltre, indirizzare un pensiero speciale a chi è presente in mezzo a noi in modo invisibile ma non meno reale: a chi, lontano fisicamente, è vicino a noi mediante il legame dell’amicizia e della preghiera e a chi è unito a noi in forza del vincolo della Comunione dei Santi. Penso ai miei cari defunti ed anche e soprattutto a don Antonio Bonomo, che ha retto come Parroco questa comunità per quasi 54 anni, dal 20 luglio 1952 al 31 gennaio 2006, giorno della sua dipartita.

  Ringrazio con particolare affetto il caro Dimakos e gli altri amministratori di Brindisi M. ed i Sindaci ed Amministratori degli altri Comuni qui rappresentati, le forze dell’ordine, il nostro carissimo accolito e cerimoniere Vincenzo e tutti i cari fedeli di questa comunità parrocchiale per l’affetto, la simpatia e l’amicizia che, in modo da me ampiamente immeritato, mi hanno riservato sin dal primo giorno della mia permanenza qui, il 31 ottobre del 2006, data fatidica, visto che il 31 ottobre di due anni dopo avrei difeso a Sion la tesi di dottorato in Sacra Scrittura. Dicendo “tutti i fedeli di Brindisi M.” non ho la pretesa di essere da tutti guardato con simpatia e benevolenza. Ciò sarebbe assurdo. Ma ho un’altra pretesa, forse un tantino audace ma vi assicuro sincera: quella di essere io, a guardare a tutti con simpatia, benevolenza ed amicizia.  


Un ringraziamento specialissimo va a quanti si sono prodigati per preparare la liturgia, i canti, gli inviti, i regali, le “cose da mettere sotto i denti”, in una parola la festa, una festa che non avevo chiesto e che proprio per questo mi riempie ancor più di gioia e di gratitudine.

 Dopo questi ringraziamenti i più sinceri e cordiali, vorrei – se la vostra pazienza mi concede qualche minuto – comunicarvi alcuni pensieri in questo giorno così importante per tutti noi. E vorrei farlo riprendendo brevemente tre segni legati agli avvenimenti di quest’oggi. Il primo è la fontana, il secondo il libro delle Scritture, il terzo l’ingresso assieme al Vescovo in Chiesa Madre.


Il mio ingresso simbolico a Brindisi Montagna è cominciato dalla Fontana grande. 
Nella Divina Commedia, Dante definisce la Madonna di speranza fontana vivace. E questo primo segno richiama alla mia mente la Madre celeste, colei che è, per noi mortali, fonte zampillante di speranzaperché in lei  contempliamo come già perfettamente realizzato il disegno di Dio su di noi, un disegno di pura bontà, di sublime bellezza, di assoluta perfezione.

Il secondo segno è il libro della Bibbia che ho voluto reggere tra le mani percorrendo le vie del paese. Può sembrare che sia stato io a portare la Bibbia, in realtà è vero il contrario. È stata la Parola di Dio a portare me qui in mezzo a voi, è sempre la Parola di Dio che mi conduce per «le discese ardite e le risalite» che sembrano caratterizzare la mia vita, è sempre la Parola di Dio che porta la Chiesa, che conduce la storia umana e tutti noi. E questo perché la Parola di Dio non è una cosa, la Bibbia non è una raccolta di vecchi testi di un passato lontano, la Parola di Dio è una persona, e questa persona è Gesù Cristo, il Logos fatto carne, cioè colui che è il significato e la verità di tutto presente corporalmente in mezzo a noi.

Il terzo segno che vorrei richiamare alla vostra attenzione è l’ingresso in Chiesa Madre assieme al Successore degli Apostoli, il Vescovo, gesto che simboleggia il mio ingresso nella Parrocchia di Brindisi, il mio ingresso nelle vostre case, - se così vorrete – il mio ingresso nei vostri cuori.

Gesù, la Vergine Santa e la Chiesa (rappresentata sinteticamente dal Papa) sono, secondo una celebre espressione di don Bosco, i tre bianchi amori. Ed il mio cuore si colma di gioia e di fiducia al pensiero di aver gettato in loro, nei tre bianchi amori, il seme di questo nuovo inizio del mio sacerdozio e della mia vita. Infatti, il ministero sacerdotale è, come ha scritto Sant’Agostino, amoris officium, un compito, un servizio, una vita che ha nell’amore la sua sorgente, il suo fine, la sua stessa consistenza. Per questo, quando Gesù Risorto si manifestò ai suoi discepoli sulle rive del lago di Tiberiade – ce ne parla il c. 21 del Vangelo di Giovanni –, prima di affidare a Pietro le sue pecore ed i suoi agnelli, le pecore e gli agnelli di Gesù, per tre volte gli chiese: Simone di Giovanni, mi vuoi bene?

Spesso, ve lo confido, avverto su di me quegli occhi, sento risuonare in me quelle parole, le parole di Gesù: «Cesare, mi vuoi bene? E allora annuncia il Vangelo, predica, insegna, catechizza, esorta, correggi, conforta. Mi vuoi bene? E allora benedici, battezza, assolvi, offri il santo sacrificio. Mi vuoi bene? E allora mettiti al servizio del mio popolo, ama la santa Chiesa di Dio, offri la tua vita per i miei fratelli ed amici, lotta con tutte le tue forze perché il mio Regno si diffonda sino ai confini della terra».

Carissimi, è alla luce di quegli occhi, al suono di quella voce, all’eco di quella domanda (mi vuoi bene?), che appare in tutta la sua luce la grazia di questo giorno, la grazia di ogni istante della nostra vita.

Ieri l’altro, mentre queste parole stavano fermentando in me e, pian piano, tra i 1000 discorsi possibili per un’evenienza così speciale, stava prendendo forma il discorso che avete appena ascoltato, mi ha colpito molto una frase del c. 22 del Primo Libro di Samuele. È una promessa che Davide rivolge al giovane Ebiatàr scampato all’eccidio degli abitanti di Nob, la città dei sacerdoti e corso da Davide per trovare salvezza. Ad Ebiatàr Davide rivolge delle parole straordinariamente intense, che costituiscono una vera e propria formula d’alleanza ed una promessa d’imperitura amicizia.

Desidero farle mie e pronunciarle per ciascuno di voi personalmente in segno di stima e d’amicizia: «chiunque vorrà la tua vita, vorrà la mia, perché tu presso di me sarai un bene da custodire» (1Sam 22,23). 

Grazie.

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